Africa. Chi non l'ha
visitata, sogna da sempre questo viaggio,anche se non lo farà mai. Ma basta
aprire gli occhi del cuore per vedere il sole che cala all'orizzonte della terra
rossa macchiata dal verde degli alberi, in un tramonto dai colori ineguagliabili
in cui si stagliano le grosse silhouette degli elefanti. Basta aprire gli occhi
del cuore per vedere i villaggi con le capanne dal tetto di paglia, con le donne
vestite di splendidi colori e gli uomini che lavorano cantando. Basta aprire gli
occhi del cuore per incantarsi davanti al cielo di un blu profondo con
frotte di stelle,in una silenziosa notte di meraviglia in cui potresti credere
di essere l'ultima persona sulla Terra. Basta aprire gli occhi del cuore per
vedere come questi uomini, donne e bambini, anche in condizioni di vita
disagiate sorridono sempre con un candore disarmante. Basta aprire le orecchie
del cuore per sentire il bisbiglio della savana ed il sussurro avvolgente del
vento caldo in cui si disperdono il barrito dell'elefante ed il ruggito del
leone. Basta aprire le orecchie del cuore per farsi cullare dai canti
ammalianti degli africani e stupirsi di sentirli ripetere, in ogni occasione: -Hakuna
Matata, non c'è problema. Basta allertare i nostri sensi per assorbire
tutti quei colori, quegli odori, quei suoni, unici al mondo. Allora, anche se
non ci sei mai stato, si aggrapperà alla tua anima quella struggente, dolcissima
nostalgia che chiamano mal d'Africa!
Maria Letizia
Sogno di una mamma africana
Dall'Ikisunzu si stacca la luna
e splende regina
tra piccole stelle
tingendo le cose di sogno.
Le nubi, trasparente candore,
veleggiano col vento
per lidi ignoti,
mondo di sogni.
Sotto l'Ikisunzu, nella capanna,
una fiammella trema
al pianto d'un bimbo malato.
Gli occhi accesi al pianto
la mamma lo serra al seno
per ridargli la vita che si spegne.
Tra le canne la luna
guarda silenziosa,
il vento cessa di mugolare
tra le gole.
Il pianto del bimbo s'innalza,
raggiunge la flotta delle nubi
sospese, immobili,
si fa immenso.
Di nube in nube, di stella in stella,
il pianto sale,
implorante,
nel silenzio incantato.
Tutto è attesa, domanda...
D'improvviso, luminosa,
la risposta risplende nell'azzurro cupo,
una stella si incendia
nel portarla.
La raccoglie la luna,
la porge il vento,
carezza tiepida
sul volto imperlato.
Il cielo ha un brivido di luce,
la mamma di felicità:
nella capanna il bimbo
non piange più.
Padre Ernesto Tomè, Saveriano
Dove finisce l'arcobaleno
Dove finisce l'arcobaleno
ci sarà un luogo, fratello,
dove il mondo potrà
cantare canzoni d'ogni sorta.
Noi canteremo insieme,
neri e bianchi fratelli, una canzone.
E sarà un canto pieno di tristezza.
Non ne sappiamo il motivo
difficile a imparare.
Ma noi lo impareremo tutti insieme.
Non esiste un motivo che sia nero.
non esiste un motivo che sia bianco.
C'è musica soltanto
e canteremo musica, fratello,
dove finisce l'arcobaleno.
Poesia del Sudafrica (R. Rive)
© Marygraphics 2015
All Rights Reserved
|